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Origini dello street food

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Percorso 1 - Street food: i Romani e noi

Dalle diverse fonti storiche sappiamo che i romani facevano colazione (ientaculum) consumando gli avanzi della sera precedente, mentre i bambini bevevano il latte e mangiavano qualche focaccia. A metà giornata ci si fermava per il pranzo; se si era fuori casa si poteva mangiare nei locali pubblici, in osterie o acquistando appunto il cibo dai venditori ambulanti.

Un cibo comune era una torta di farina di ceci, antenata della cecina, street food toscano diffuso ancora oggi. Si mangiava per strada, magari dopo essere stati alle terme che chiudevano proprio all’ora di pranzo. I cuochi di strada preparavano i cibi nei thermopolia, locali caratterizzati dalla presenza di lunghi banconi di pietra. All’interno del bancone erano inseriti cinque o sei contenitori per le diverse pietanze. Chi acquistava non doveva neppure entrare perché il bancone era rivolto all’esterno. Un po’ come si vede ancora oggi per la vendita dei gelati. Per mantenere caldi i cibi c’erano appositi contenitori.

Sembra che i venditori ambulanti si trovassero lungo le strade romane, dove le staffette si fermavano ogni venti miglia per cambiare i cavalli o farli riposare, e con l’occasione mangiavano un pasto caldo. 

 

Naturalmente il tempo non era molto, soprattutto se i messaggi da portare erano urgenti, così gli osti (come negli odierni autogrill) uscivano dai loro locali per servire i clienti; sembra che, per mantenere caldo il cibo e cuocerlo al momento, avessero fornelli simili appunto ai grill di oggi.

L’abitudine di mangiare per strada però non era soltanto delle staffette, costrette a viaggiare, ma praticamente di tutti gli antichi romani che abitavano in città.

 Alcune tabernae più grandi prevedevano anche una sala per la consumazione. Non avevano una buona reputazione ed erano considerate dei luoghi poco eleganti, anche perché tenevano esposti grandi quantità di cibo, ma nonostante ciò erano molto frequentate da tutti i ceti sociali. Alle tabernae andavano anche coloro che non avevano il fornello a casa e portavano, quindi, i cibi a cuocere o a riscaldare.

 

Se le bancarelle erano vicine a luoghi sacri erano tenute sotto rigido controllo, poiché vendevano anche vino e per questo potevano essere luogo di liti, provocate dall’ebbrezza. Per proteggere la merce, in caso di pioggia, erano dotate di tende.

Dopo la seconda parte della giornata di lavoro, per la cena si tornava a casa.

Soltanto lo 0,2 % della popolazione poteva permettersi i banchetti luculliani che le fonti ci hanno tramandato. Soltanto in pochissimi consumavano la cena, il pasto più importante della giornata, distesi sui triclinia. La maggior parte della popolazione era povera o poverissima e consumava la cena seduta su panche senza schienale, intorno ad un tavolo, così come facciamo noi oggi.  La cena era anche l’occasione per ospitare amici e parenti.

Foto M.Bozza, che ringraziamo
Foto di Marina Bozza, che ringraziamo
Caseggiato_del_Termopolio_Ostia_Antica_2006-09-08_n1 (2)   © Marie-Lan Nguyen _ Wikimedia Commons

Il concetto di Street food nasce nel mondo antico, per poi proseguire nel Medioevo, nell’età moderna fino ad oggi.

fig.1 - Pompei (Na), Thermopolium

fig.2 - Pompei (Na), Insegna del Thermopolium

fig.3 -Ostia antica (RM), Caseggiato del Termopolio

fig.4 - Pompei (NA), Thermopolium

fig.5 -Ostia antica (RM), Tabernae

fig.6 -Roma (RM), MercatiT raiano, Tabernae della Via Biberatica 

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