GLOSSARIO
Cauponae: locande, come gli hotel di oggi per trovare ospitalità. In luoghi simili si poteva giocare d’azzardo
Coena: hora nona(cena) era il pasto più importante e abbondante della giornata
Culina: cucina
Globalizzazione: processo che ha portato alla formazione di uno spazio economico mondiale senza frontiere in cui avvengono scambi di merci, movimenti di denaro e diffusione di nuove tecnologie e idee.
Lentaculum: pasto in hora prima (colazione, si mangiava: latte, formaggio, pane, o avanzi della sera prima)
Lucernae: piccoli oggetti di ceramica, dove mettendo olio e poi lo stoppino si crea fuoco, quindi luce (venivano usate principalmente di sera)
Pavimento non spazzato: mosaico pavimentale romano che rappresenta anche resti di cibo e a volte piccoli roditori
Pocula: bicchieri di oggi
Popina: tavola calda
Prandium: hora sexta (pranzo, si mangiavano: olive pezzetti, di carne, pesci in salamoia, polpi in umido
Sciatt: vuol dire rospo, ma è anche un piatto tipico milanese
Tabernae: negozio, luogo di vendita di ogni tipo, talvolta stanno anche al piano terra (o sotto i portici)
Termopolium: simile a una tavola calda, non è un ristorante, più che altro un esercizio commerciale
Triclinium: stanza con tre letti, per mangiare
Tapas: Pequeña porción de algún alimento que se sirve como acompañamiento de una bebida. (Real Academia Española) Ovvero, stuzzichino servito insieme a un aperitivo, a un bicchiere di vino o a una birra.
Xenia (dal greco ξενία, xenía) riassume il concetto dell'ospitalità e dei rapporti tra ospite ed ospitante nel mondo greco antico, della cui civiltà costituiva un aspetto di grande rilievo.
Il padrone di casa doveva essere ospitale e fornire all'ospite cibo e bevande, la possibilità di lavare il corpo e indossare vesti pulite. Non era considerato educato porre domande fino a che l'ospite non lo avesse "concesso". Ciò era molto importante soprattutto nei tempi antichi, quando si pensava che gli dei potessero assumere sembianze umane: se il padrone di casa avesse trattato male un ospite dietro le cui vesti si celasse un dio, avrebbe potuto incorrere nella collera divina. Il dono d'addio dimostrava che il padrone di casa era stato onorato di accogliere l'ospite. Vitruvio, a tal proposito, ci tramanda che gli artisti dell'antica Grecia chiamavano "xenia" un genere pittorico (vicino alla moderna natura morta) che rappresentava galline, uova, ortaggi, frutti e altri prodotti della campagna che venivano solitamente donati all'ospite (Wikipedia - voce Xenia)
Didattica Interculturale: didattica che valorizza la conoscenza e il confronto tra le diverse culture di provenienza, valorizza il singolo studente ponendolo al centro della scelta progettuale e condivisa. "L’educazione interculturale si agisce, non si insegna Progettare nella scuola con un approccio interculturale significa ripensare il proprio saper essere come docente, come dirigente, come formatore. L’educazione interculturale, trasversale ai saperi e ai diversi ordini scolastici, non è materia, né attività episodica, né opzione. È ridefinizione di progetti educativi, di finalità, di approccio ai saperi, di scelte metodologiche e quindi di stile educativo." da Formare e formarsi: l’esperienza del Settore scuola e formazione della Fondazione Ismu in E. Besozzi (a cura di), I progetti di educazione interculturale in Lombardia. Dal monitoraggio alle buone pratiche, Fondazione ISMU, Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità Lombardia, Milano 2005.
http://www.ismu.org/wp-content/uploads/2013/11/FORMAREeFORMARSI.pdf
Metodo Autobiografico: Il metodo autobiografico nasce nell´ambito interculturale (Duccio Demetrio) e va a considerare la biografia del ragazzo per cercare di avere informazioni ed arricchire sia chi parla sia chi ascolta.
“Il metodo autobiografico, scardina il modello tipico del fare formazione a scuola, modello che individua soltanto nel formatore il detentore della conoscenza, promuovendo di contro un riequilibrio del sapere-potere all’interno del processo formativo. L’insegnante deve infatti partire dal presupposto che anche l’alunno possiede un sapere spendibile che è il sapere su di sé e deve orientare l’intervento formativo in modo da spronare l’alunno non solo a recuperare questo sapere ma anche a viverlo e sentirlo come valido e significativo. [...]L’uso della metodologia autobiografica è molto utile in tal senso, perché favorisce l’incontro insegnante-allievo non solo sotto l’aspetto culturale formativo ma anche personale e umano, predisponendo lo studente ad aprirsi e a mettersi in discussione. In tal modo l’insegnante potrà stimolare più facilmente la mente, la curiosità e la motivazione ad apprendere dell’alunno e portarlo a sviluppare una metariflessione sui contenuti che gli sono trasmessi e sul senso che essi hanno per lui e per il suo futuro trasformando così il contenuto in conoscenza. E’ questo il valore educativo dell’uso del metodo autobiografico a scuola: valorizzare l’alunno nella totalità della sua personalità e sviluppare la sua capacità di “apprendere ad apprendere”, e cioè di realizzare quell’apprendimento significativo e consapevole che è il vero obiettivo della scuola di oggi." Angela Muschitiello, "Il metodo autobiografico nella scuola per la formazione di insegnanti e alunni", 30 ottobre 2008 anno 3/n. 12 Rivista internazionale di EdaForum - Eda e Metodologie Didattiche Innovative http://rivista.edaforum.it/numero12/monografico_Muschitiello.html